Il premier Romano Prodi l’ha chiamata svolta. Vedere il Dpef votato all’unanimità da tutti i suoi ministri deve essere stato quasi surreale dopo mesi di tensioni (*). La comunità di intenti di una maggioranza litigiosa per definizione dovrebbe porre fine all’emergenza registrata in questi giorni. Il fuoco però di solito cova sotto la cenere. Sebbene in questa settimana si sia raccolto assai - oltre al Dpef sono stati approvati il nuovo codice della strada, la delega al Governo in materia di federalismo fiscale (prossima tappa il 19 luglio), il decreto sicurezza sul lavoro, la nuova legge Amato-Ferrero sull’immigrazione, il provvedimento sull’urgenza rifiuti in Campania e si è nominato anche il nuovo capo della polizia Manganelli (ancora un nomenomen) - sebbene si sia raccolto assai dicevamo, l’iter legislativo è tutt’altro che sgombro da insidie.
Tanto per cominciare registriamo un nulla di fatto per il decreto Santagata sui costi della politica. Doveva passare nell’ultimo consiglio dei ministri, ma è stato rinviato; il 9 luglio i presidenti di Camera e Senato si faranno sentire in proposito. Sul fronte giustizia i turbamenti del ministro Mastella (*) sulla riforma dell’ordinamento giudiziario non trovano sponde utili nè tra la maggioranza nè all’opposizione, più interessate a chiudere la partita sulle intercettazioni. Anche in questo caso, come per il famigerato scalone, è partito il conto alla rovescia e la soluzione di scorta a una fiducia molto rischiosa, è ancora una volta quella di legiferare per non decidere e rimandare l’entrata in vigore della riforma approvata dal precedente Governo. C’è tempo fino al 31 luglio. Poco di meno, il 27 luglio, per trovare un accordo sulla riforma elettorale (attenzione a Mastella); se per questa data i partiti non avranno trovato l'intesa su una legge da votare in autunno e il comitato promotore avrà raccolto le 500.000 firme necessarie, in primavera sarà referendum. La famosa pistola sul tavolo. Il 23 luglio, infine, è la scadenza imposta dall’Ue per dare una risposta sulla Tav.
C’è molto da fare, attenzione agli Specialisti della Viscosità.
Tanto per cominciare registriamo un nulla di fatto per il decreto Santagata sui costi della politica. Doveva passare nell’ultimo consiglio dei ministri, ma è stato rinviato; il 9 luglio i presidenti di Camera e Senato si faranno sentire in proposito. Sul fronte giustizia i turbamenti del ministro Mastella (*) sulla riforma dell’ordinamento giudiziario non trovano sponde utili nè tra la maggioranza nè all’opposizione, più interessate a chiudere la partita sulle intercettazioni. Anche in questo caso, come per il famigerato scalone, è partito il conto alla rovescia e la soluzione di scorta a una fiducia molto rischiosa, è ancora una volta quella di legiferare per non decidere e rimandare l’entrata in vigore della riforma approvata dal precedente Governo. C’è tempo fino al 31 luglio. Poco di meno, il 27 luglio, per trovare un accordo sulla riforma elettorale (attenzione a Mastella); se per questa data i partiti non avranno trovato l'intesa su una legge da votare in autunno e il comitato promotore avrà raccolto le 500.000 firme necessarie, in primavera sarà referendum. La famosa pistola sul tavolo. Il 23 luglio, infine, è la scadenza imposta dall’Ue per dare una risposta sulla Tav.
C’è molto da fare, attenzione agli Specialisti della Viscosità.
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