domenica 24 giugno 2007

Uno, cento, mille tesoretti

Sta per cominciare una settimana decisiva per i giochi del Governo. Tps si avvia a chiudere la partita a poker (*) con i sindacati, che si sono spaccati sulla necessità di incassare un accordo sulle pensioni prima che entri in vigore la riforma Maroni; quattro ministri, Ferrero, Pecoraro Scanio, Mussi e Bianchi, hanno contestato il ministro con una missiva a difesa della posizione Cgil, mentre Marini, Rutelli e Lanzillotta lo hanno appoggiato, rinforzando la posizione della Cisl di Bonanni. Il sottosegretario Enrico Letta ha dichiarato di essere ottimista sulla possibilità di una rapida intesa. L'accordo si farà o subito "appogiandosi" al varo del prossimo Dpef, atteso a partire da questo giovedì, oppure sarà rimandato a dopo l'estate, quando si comincerà a scrivere la legge finanziaria. Per divincolarsi dalla tenaglia del vincolo di bilancio europeo, brandita con fermezza da Tps (è buffo che il suo vice si chiami proprio Pinza!), l'ala radicale può soltanto immaginare un referendum per l'uscita dall'Euro, magari promosso dalla Lega Nord.
I padani, che per domenica prossima hanno convocato il parlamento del nord, dal canto loro prestano attenzione ad un tavolo dove la posta è molto più alta, addirittura epocale. Mentre arrivano segnali ambigui dall'Europa (*), questa sera in Italia si discute in Consiglio dei ministri l’esame preliminare del Ddl per assegnare al Governo la delega in materia di federalismo fiscale. Qui di fianco nel dossier vi è una raccolta sempre aggiornata degli articoli più recenti(#). L'occasione è storica e lasciarsela sfuggire, significherebbe dover aspettare una nuova legislatura, caso per altro non necessariamente remotissimo vista l'aria che tira. L'hanno indicata come priorità assoluta sia Tps, impegnato com'è ad accumulare e a difendere tesoretti, sia il Quirinale. Ma come avvisano gli osservatori più attenti, anche la scadenza di oggi potrebbe essere la volta di una non soluzione. Il provvedimento è in ritardo di mesi e il timeout potrebbe servire al Governo solo a decidere di non decidere, inviando al Cdm un testo aperto, da girare a una Conferenza unificata con Stato, Regioni ed Enti locali, che fissi una volta per tutte il baricentro della sussidiarietà tra Regioni e Comuni. Se quest'ardua partita invece dovesse chiudersi, il Governo troverebbe una trampolino formidabile, le disponibilità su una riforma elettorale condivisa aumenterebbero e anche Veltroni mercoledì potrebbe pronunciare la sua scelta molto più serenamente.

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